Da sempre l’uomo si è rivolto al cielo e agli astri per avere presagi degli eventi del proprio futuro e per cercare di comprendere quelli accaduti. Tuttavia mettere in relazione il comportamento umano e gli accadimenti con la posizione dei pianeti nel cielo sembra sempre un discorso troppo debole o complicato, che puo’ affascinare solo chi si interessa di astrologia o crede nel sovrannaturale. L’astrologia è perlopiù rifiutata dalle scienze fisiche perché non utilizza un metodo scientifico-matematico, cioè in cui l’evento oggettivo osservato viene messo in una relazione quantificabile e riproducibile di causa-effetto con quello da cui sarebbe determinato. L’astrologia è invece una scienza della vita dell’uomo e del suo pensiero, come la psicologia che da tutte le altre scienze si distingue come autonoma, in quanto ha come materia di studio la psiche o anima, che non è mai oggettiva ma sempre soggettiva: in psicologia la nostra psiche è sia il soggetto che l’oggetto della nostra indagine, per cui essa non puo’ essere sperimentalmente falsificata. Per questo motivo, psicologia e astrologia condividono l’utilizzo di un metodo empirico-descrittivo, cioè l’osservazione dei fenomeni e la loro descrizione attraverso una narrazione (psyke + logos = “discorso dell’anima”), e in questo modo sono in grado di determinare la conoscenza di ciò che accade in diversi ambiti della vita psicologica di un soggetto, descrivendo cioè gli eventi da un punto di vista interiore che riguarda il loro significato e non la loro determinazione esatta. Ma come fa la consultazione degli astri a facilitare lo sviluppo di una diagnosi e persino di un caso clinico?
L’ astrologia è una psicologia proiettata
Rileggendo gli scritti di filosofi e astrologi, ma anche gli antichi miti sugli dèi e gli eroi, Carl Gustav Jung comprese che l’inizio della conoscenza avvenne proprio osservando le stelle. L’astrologia nacque infatti come una vera e propria psicologia “proiettata” nel macrocosmo, cioè negli astri, che sono gli archetipi o divinità primigenie le cui vicende hanno dato origine al cosmo. Ciò che viene proiettato negli astri sono i contenuti del microcosmo individuale, cioè dell’inconscio personale e collettivo: perciò l’astrologia puo’ essere considerata non solo un metodo dell’indagine tipologica e personologica, ma la carta natale puo’ essere utilizzata proprio come un test diagnostico proiettivo, ovvero per proiettare contenuti della psiche inconscia. Lo stesso Jung, nelle sue lettere all’astrologo indiano Raman, scriveva che quando gli riusciva difficile classificare un paziente, lo mandava a farsi fare l’oroscopo, e quello corrispondeva sempre al carattere del paziente che poi lui interpretava psicologicamente. Come gli antichi, gli astrologi moderni hanno rivisto e rappresentato nelle caratteristiche degli astri quelle della personalità dell’uomo, intessendo storie e miti che nella psiche accadono come meccanismi psicodinamici da sempre, e che simbolicamente ripercorrono i transiti e gli aspetti planetari osservabili nell’oroscopo di ogni individuo. Nella re-visione della carta natale, la storia della propria vita acquista un nuovo senso attraverso i nessi di sincronicità che si creano tra il significato degli eventi personali e la posizione degli astri nel cielo di nascita e rispetto a quello attuale. Ma come avviene questa coincidenza significativa?
I pianeti come dèi nel cielo e archetipi nella psiche
Qui i pianeti sono intesi come archetipi della psiche che regolano il flusso dell’energia dell’individuo, e rappresentano le dimensioni della sua esperienza. Gli aspetti tra i pianeti rivelano le dinamiche e i conflitti psichici tra queste forze archetipiche, che possono essere più o meno attivi in un determinato ambito e periodo della propria vita. Non c’è nulla di occulto o di esoterico in una lettura psicologica degli astri come questa. D’altra parte, la sincronicità è un meccanismo psicologico ormai conosciuto sia in psicologia che in fisica quantistica: è attraverso questa forma del pensiero che tutte le persone sono normalmente in grado di spiegare il proprio stato interiore e gli eventi della propria vita aldilà dell’esistenza o meno di una causa certa o diretta, piuttosto collegandoli invece a immagini ed eventi esterni accaduti in coincidenza e traendo da essi un significato personale. Gli eventi esterni e quelli interni alla psiche vengono qui ordinati in modo acausale e metaforico, con la funzione adattiva di portare ordine e coerenza nella propria vita, riuscendo comunque a capire ciò che è successo o sta succedendo anche quando ciò non puo’ altrimenti essere spiegato perché troppo complesso. In altre parole, gli eventi astrologici personali possono essere schematizzati e messi in relazione tra loro nell’oroscopo di un soggetto come si fa con gli aspetti che si formano tra i pianeti. Questi, nel substrato archetipico della psiche, esistono come forze o “energie” di una certa qualità, che vengono personizzate e riconosciute come dèi, ciascuno con tutta una propria mitologia. Questi dèi giocano tra loro relazioni dinamiche che, così rappresentate nella consultazione astrologica, sono in grado di essere riconosciute sia dal paziente che dal terapeuta. Per gli astri, ciò avviene proprio in virtù di essere archetipi, cioè di possedere da sempre un significato simbolico universale che puo’ valere per raccontare e spiegare i pianeti come le varie parti o “personaggi” della psiche. Qui la mitologia, ovvero le storie degli antichi dèi e delle loro avventure, relazioni, ossessioni e malattie, tragedie e successi, è il racconto metaforico dei vari personaggi psichici che agiscono la vita emotiva e affettiva del paziente e determinano il suo comportamento, proprio come le antiche “forze divine” facevano con l’uomo. Nel racconto delle storie di questi dèi, il paziente puo’ facilmente riconoscersi nelle loro stesse avventure, relazioni, ossessioni e così via. Sarà il paziente stesso, infatti, a confermarvi l’efficacia di questo metodo nel descrivere con chiarezza ciò che da sempre gli succede ma non capisce. D’altra parte anche voi stessi vi scoprirete inaspettatamente a intuire cos’è che crea quel disagio al paziente, o cosa lo spinge in quell’agito o lo ha portato a manifestare un certo sintomo, nonché quali parti di sé puo’ potenziare e su quali altre puo’ fare affidamento per andare avanti, oltre a un’infinità di altri spunti.
Ad esempio, all’arrivo del paziente, il tema natale puo’ essere consultato per avere una anamnesi iniziale dei condizionamenti psicologici e dei tratti della personalità costituzionale del paziente, e per vedere quali forze archetipiche sono attive nel periodo in cui questi decide di varcare la soglia dello studio dell’analista. Questo è infatti un periodo importante, perché segna simbolicamente il momento in cui le forze psichiche che lo agiscono lo spingono a contattare una “guida” che lo inizierà a un viaggio interiore alla conoscenza di se stesso e proprio di quelle forze oscure presenti nella sua psiche. Successivamente, durante il percorso, la riscoperta della combinazione dei pianeti nel proprio tema natale offre la possibilità di trovare le immagini giuste per descrivere le dinamiche psicologiche che riemergono continuamente nella vita del paziente ma che si rendono di difficile integrazione. L’astrologo allora è in grado di aiutare veramente l’analista a mettere in relazione le caratteristiche psicologiche del soggetto e della sua storia con le specifiche divinità osservate, nell’ordine di significato che non riesce a emergere nella sola relazione terapeutica a due.
Lo Psicologo chiama l’Astrologo e succede l’inaspettato
Vi descrivo il caso di un mio paziente, per fare un esempio di come tutto questo accade.
Al momento dell’incontro, il paziente aveva circa 40 anni, viveva da solo e lavorava in un cantiere navale. Giunse a contattarmi per un problema di aggressività incontrollata che, in momenti critici della sua vita, lo portava a “sentirsi affondare” e a “perdere il timone della propria nave” (come egli disse), poiché spinto da forze distruttive che non si riconosceva e che lui stesso cercava di cancellare, ad esempio applicandosi in programmi di riabilitazione e cure depurative, prendendo ansiolitici e frequentando centri benessere, ma poi puntualmente ricadendo in episodi maniacali in cui non si curava più delle cose che diceva essere importanti, come il suo lavoro in mare o l’amore, e improvvisamente distruggeva in modo aggressivo ogni relazione, perdendo la testa continuamente per altre donne, infine attaccando verbalmente e fisicamente familiari e conoscenti fino a procurarsi danni e ferite.
Il paziente mi espresse come principale desiderio quello di riprendere il controllo della sua vita e di liberarsi di questa sua parte aggressiva e dissoluta. Dopo alcune sedute emerse invece la necessità opposta, ovvero di riconoscere quelle forze potenti da lui rimosse che cercavano in qualche modo di contattarlo. Tuttavia, egli opponeva una strenua resistenza ad accettarle come immagini di sé, essendo per giunta venuto da me con l’idea fissa di “cancellarle”. Nel rivedere insieme il suo vissuto emotivo e il suo comportamento, le dinamiche complesse del conflitto psichico ad esso sottese risultavano sempre più complicate e di difficile comprensione, in quanto ero continuamente depistato dai tentativi del paziente di parlare soltanto delle immagini dell’ideale eroico che aveva di se stesso, da lui di gran lunga preferite alle altre.
Riuscii ad aprire una prima breccia intessendo in chiave psicologica il racconto mitologico di alcune figure presenti nei suoi sogni che facevano chiaro riferimento al mito dell’eroe Ulisse. Giunsi a una svolta decisiva quando successivamente mi rivolsi al mio amico astrologo junghiano Paolo Quagliarella, che senza conoscere nulla del paziente in questione se non solamente i dati di nascita e di arrivo al mio studio, esaminò i pianeti in conflitto nel suo tema natale e i relativi transiti, elaborandone i miti e facendo subito emergere un aspetto problematico di Nettuno (il dio Poseidone). Paolo descrisse il paziente “come un mare in tempesta”, “come se fosse l’unico marinaio su una nave che va alla deriva e non riesce a trovare una rotta e un equilibrio”. Subito collegai il mito di Ulisse che era emerso dalle immagini dei sogni del paziente, rilevando una grossa sincronicità con ciò che Paolo stava osservando nella sua carta natale. Poseidone è il dio del mare, che è simbolicamente il regno dell’emozione e dell’istinto, come scrive Jean S. Bolen ne “Gli dei dentro l’uomo” (Astrolabio 1994): caratterizzato dai suoi potenti umori, dalla sua turbolenza, dalle sue onde mugghianti che distruggono indiscriminatamente tutto quello che incontrano sul loro cammino, Poseidone è una forza immensa che, se agitata, diventa rabbiosa, vendicativa e prepotente, e perde di vista le cose stabili della vita. Alla destabilizzazione indotta da Poseidone, l’astrologo aggiungeva quella procurata da Venere (la dea Afrodite), creatrice dell’amore e della bellezza, che nel tema natale è “lesa” in quadratura con Marte (Ares), il dio della guerra e dell’aggressività. Nel tema natale come nel mito, Afrodite si sente “rifiutata” da Ares che la tradisce con Eos, perciò si vendica usando su di essa la propria forza creatrice dell’amore in una condanna a innamorarsi sempre di persone nuove.
Passando in rassegna gli aspetti con altri pianeti, Paolo mi disse che il soggetto esprimeva la necessità di tirar fuori parti di sé creative e di fissarle, ma si sentiva frustrato e castrato nel non riuscire a farlo a causa di questa agitazione strutturale delle “acque del suo mare emotivo”, per cui la necessità di terraferma, di ritrovare la sua patria come Ulisse, così come di riprovare la sua presenza maschile nel mondo, sfociava nell’agito aggressivo e nella continua ricerca di relazioni amorose sempre più stimolanti, volte a confermare la sua virilità e a contraddistinguere la sua diversità dagli altri. Infine l’astrologo osservò i transiti del giorno in cui il paziente era entrato nel mio studio, e riferì di un Mercurio (il dio Ermes messaggero degli dèi) attivo su Urano, padre di Afrodite con un aspetto “prometeico” come la possibilità per “il timoniere della nave” di trovare una chiave per avere la direzione da seguire, tutto ciò collegato all’attuale transito di Nettuno (Poseidone) congiunto a Venere (Afrodite), cioè proprio a quella “perdita dell’orientamento nel mare in tempesta”.
Amplificando i significati simbolici di questi miti, la diagnosi astro-mitologica così ricevuta mi fece subito intuire attraverso le sincronicità col paziente cosa stesse succedendo nella sua psiche. La diagnosi mi era stata fornita sotto forma non di una “etichetta”, ma di un sistema simbolico di possibilità su cui eventualmente poter poi lavorare in una terapia. Siamo partiti dal riscrivere insieme il racconto, amplificandone le immagini più significative, e abbiamo continuato a farlo nella chiave mitologica in cui il paziente si era ora facilmente immedesimato. Il paziente ha così gradualmente capito che Poseidone, Afrodite ed Ares non erano solo forze a lui avverse e a cui sentirsi soggiogato, ma vere e proprie risorse portatrici di benessere e bellezza, perché diversamente investite esse sono forze molto positive della psiche. Riconoscendo in quella mitica “rabbia”, nel “tradimento” e la “vendetta” il meccanismo alla base del comportamento che voleva rimuovere e delle forze oscure che lo possedevano, fino a cogliere l’importanza del significato di quelle stesse forze divine nella sua storia personale, il paziente è finalmente entrato in contatto con le parti di sé rimosse, facendole “comunicare” tra loro come attivando il suo Ermes, e riuscendo ad accettarle e riconoscerle in immagini di creatività e bellezza. Man mano, nelle sedute successive, l’immaginario eroico del paziente si è trasformato in una serie di nuove immagini specifiche e più evolute, utili a implementare nella sua vita quotidiana le nuove forme di significato emerse dalla sua storia mitica, portandolo a relazioni più adattive e a nuove modalità creative di comportamento e di reazione agli eventi stressanti.
Psicologia è mitologia
La mitologia, come forma di racconto archetipico, è un linguaggio simbolico universale. Per poter comprendere appieno la psiche, è possibile iniziare a parlare il suo linguaggio mitologico in modo da poter riscrivere la storia clinica come “realtà dell’anima” del paziente. Anziché somministrare a forza trattamenti preconfezionati o fissare il problema del paziente con diagnosi e terminologie patologizzanti, create solo per classificare schematicamente le forze psichiche come malattie da rimuovere e cancellare invece che da integrare e reimpiegare creativamente, attraverso l’amplificazione astro-mitologica lo psicologo analista puo’ invece ritrovarne i molteplici significati simbolici e comprenderne il riscatto e la risoluzione. Ciò succede perché psicologo e astrologo insieme si mettono a parlare un linguaggio diverso, il linguaggio dell’anima, e lo introducono al paziente, portandolo a vedere il suo problema in una chiave diversa. La diagnosi clinica tradizionale ha come conseguenza un notevole impatto iatrogeno sulla psiche del paziente, che si sentirà comunque “bloccato” in una patologia e incompreso nei suoi bisogni, fino a manifestare tutti i sintomi della malattia diagnosticata pur di sentirsi accolto e giustificato nelle sue forme di espressione. Lo psicoterapeuta analitico archetipico propone invece un tipo di diagnosi diversa: “narrativa”, ovvero che non condanni gravemente il problema del paziente ma che riscopra il significato delle immagini psichiche che porta, e quindi il loro telos, cioè il destino nella cura, attraverso una riscoperta della loro naturale bellezza e poesia.
Questa non è solo fantasia né fantascienza, ma un metodo piuttosto semplice e chiaro, al di sopra di ogni impostazione diagnostica e preparazione del terapeuta. Puo’ essere utilizzato per osservare con la lente dell’occhio telescopico le “stelle” (dal latino sidus, “desiderio”) come sguardo interiore rivolto alle immagini archetipiche universali che sono presenti nella storia clinica del paziente, che ritorna così ad essere la storia mitica che chiede di essere. Allo stesso tempo, paziente e analista troveranno insieme una chiara visione di cosa stia succedendo, e l’indicazione per la risoluzione del problema emergente. Il mito coadiuva e completa il quadro clinico, lavorando in sincronicità con il terapeuta e con il paziente, aiutandoli a mettere in evidenza nella relazione terapeutica le immagini e i contenuti incompresi e le possibilità inespresse della psiche, allo scopo di poter profilare una terapia più veloce ed efficace nei risultati.
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