Una risposta a “Esiste una scuola dell’anima?”

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    PIERLUCA NICOLO'

    Di massimo interesse, caro Cobianchi, trovo la narrazione dei nessi acausali che si sono presentati nel suo percorso, consegnandola di fatto al suo “divenire”. Il divenire è forse un obbligo psichico, una necessità? È nella prospettiva di Ananke, quando il nodo stringe l’esile collo poggiato su spalle che riteniamo erroneamente larghe, che siamo costretti a obbedire alla nostra ghianda, il seme che contiene in potenza il nostro divenire psichico (cfr., Hillman, Il codice dell’anima). I nuovi incontri, i nuovi testi che leggiamo così come le nuove opportunità, sono forse i biglietti da visita formali del nostro divenire psichico, perché in essi è contenuta un’esperienza interiore, una riflessione, un’inevitabile trasformazione, nemica giurata della soggettività al pari della morte (si veda Hillman, il sogno e il mondo infero) e delle malattie (“Gli dei sono diventati malattie” dice Jung nel Segreto del fiore d’oro) perché la collegano al vero senso dell’esistenza, la costringono nei bassifondi della psiche. Poiché sappiamo che nell’ipotesi dell’inconscio collettivo Jung esprime un modo totalmente diverso di intendere la vita psichica rispetto al genio Freud, a questa ipotesi possiamo fare riferimento quando esprimiamo l’idea dell’anima-psiche come totalità già esistente fuori da ogni significato per l’individuo perché ancora non ha avuto una manifestazione nella psiche soggettiva. Tale idea ci collega alla cosiddetta prospettiva energetica-finalistica della psiche (in realtà della natura in cui la psiche si manifesta) che si contrappone al meccanicismo-causalistico: il prevalere di una prospettiva sull’altra dipende solo dall’atteggiamento dello studioso (cfr., Jung, Energetica psichica, in Opere vol. 8, pp. 11-12). Mi riferisco in particolar modo alla possibilità di intendere l’inconscio o meglio l’anima come una realtà in potenza: ovvero il pensiero che faremo o l’azione che compiremo, e forse in un’ottica di sincronicità le persone con cui entreremo in contatto, i sintomi che si attiveranno e i sogni che si presenteranno, sarebbero già contenuti “inconsciamente” nel qui e ora, la variabile tempo nella psiche totale è relativa (cfr., Jung, Coscienza inconscio individuazione, in Opere 9, I, pp. 270-271). Ecco allora che il suo viaggio narrato è una forma particolare di una potenzialità archetipica, il viaggio come struttura originaria del divenire ciò che si è, e quindi riguarderebbe universalmente il genere umano.

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