Quando avevo nove anni mi trovai per la prima volta davanti la morte.
Ero in vacanza in Sardegna, e raccoglievo conchiglie sulla spiaggia. Improvvisamente il mare girò in burrasca, e un’onda lunga mi trascinò al largo senza che io me ne rendessi conto. A un tratto, girandomi verso la riva, la vidi cosi lontana da non poter distinguere più niente.
Nuotavo e nuotavo, ma ogni onda mi passava veloce sopra la testa, ed io ero spinto sempre piu indietro e in basso dalla corrente.
Vennero in tanti a cercare di salvarmi. Un bagnino con un gommone che si capovolse e fu sbalzato via dal vento. Un anziano che poi svenne per un infarto e fu tirato a riva dagli altri. Persino mio padre accorse e quando si rese conto che il bambino in mare era suo figlio, si spaventò e non riuscì ad aiutarmi, poiché fu sbattuto sugli scogli dalla corrente.
Le forze mi stavano lasciando, e ad ogni onda restavo sempre più sotto. A un tratto sentii vicina la morte, ma non ebbi paura perché fu come se iniziassi a far parte del mare stesso. Mi sentii così avvolto dalla sua grandezza e vestito dal manto setoso dell’acqua. Sentii il mio corpo diventare splendido come fosse un tutt’uno con essa.
Il mio movimento iniziò ad assecondare il flusso della corrente, nuotavo senza più resistenza alla sua immensa forza, mi sentivo far parte di essa. Non provavo più paura né fatica. Mi sentivo come un pesce, e un pesce – mi disse una voce – non puo’ affogare nel mare.
Gentilmente le onde mi portarono a riva come tenendomi nel loro letto.
Sulla spiaggia, il mio corpo diventò pesante e caddi perdendo i sensi.
Quest’episodio segnò la mia vita: da allora iniziai a sentire le forze della natura come qualcosa che non dovevo contrastare, ma di cui potevo far parte per salvarmi e prosperare con esse.
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